BUCANEVE ODV
Le 18 domande più frequenti
1. Che cos’è il tumore alla mammella?
È una patologia oncologica dovuta alla moltiplicazione incontrollata di un gruppo di cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in cellule maligne con capacità di invadere il tessuto circostante e, nel tempo, anche altri organi del corpo.
2. I tumori al seno sono tutti dello stesso tipo?
No, esistono due principali tipi di carcinoma della mammella:
- invasivo, capace di infiltrare i tessuti circostanti, di andare in circolo e di dare origine a metastasi;
- in situ, caratteristica patologica non ancora a rischio, non ancora capace di sviluppare metastasi.
3. Quali sono i maggiori fattori di rischio per il tumore alla mammella?
I principali fattori di rischio per il carcinoma della mammella sono:
- Età: con l’aumentare dell’età aumenta il rischio. Circa l’70% dei casi di cancro al seno si verifica nelle donne sopra i 50 anni.
- Ormoni: fino ad oggi numerosi studi hanno dimostrato una correlazione tra l’insorgenza del tumore al seno e gli ormoni presenti femminili. I casi di malattia aumentano con l’età anche per effetto della prolungata esposizione agli ormoni prodotti dall’ovaio prima della menopausa. Le donne con vita fertile più lunga sono più a rischio ( prima mestruazione precoce, sia in quello di menopausa tardiva).
- Familiarità: vi è un aumento del rischio quando in famiglia vi siano stati casi di tumore al seno in parenti prossimi (madre, sorella, nonna, zia) sia da parte materna sia paterna.
- Predisposizione genetica: in presenza di una familiarità di casi di tumore dell’ovaio e del seno si può sospettare la presenza di una predisposizione genetica.
- Nulliparità: il numero delle gravidanze può influire sul tumore al seno, infatti, maggiore è il numero di gravidanze, minore è il rischio. Anche l’età della prima gravidanza è influente: una gravidanza prima dei 30/35 anni sembra proteggere la donna dal rischio di sviluppare un tumore alla mammella.
- Precedente carcinoma della mammella: aumenta le probabilità di recidive allo stesso o all’altro seno.
- Obesità: la tendenza ad ingrassare, specialmente dopo la menopausa, può costituire fattore di rischio.
- Dieta: un eccesso di calorie può aumentare il rischio.
4. Quali sono i segni per sospettare un tumore alla mammella?
Nella larga maggioranza dei casi il tumore al seno si presenta alla donna e al medico come un nodulo duro alla palpazione. La maggior parte dei tumori al seno non provoca dolore.. Ogni nodulo che compare dopo i 30 anni deve essere considerato dubbio. Sempre più spesso è il radiologo, con una mammografia o l’ecografia eseguita per riscontrare un tumore non palpabile. I tumori iniziali guariscono in oltre il 90% dei casi.
5. Oltre al nodulo mammario esistono altri segni per sospettare un tumore al seno?
Si, alcuni altri segni (rari) devono essere considerati:
- retrazione della pelle
- retrazione o cambiamento del capezzolo
- secrezione ematica o sierosa abbondante dal capezzolo
- aumento delle dimensioni di un linfonodo all’ascella
6. Quali sono i principali esami per scoprire il tumore al seno?
E’ importante scoprire un tumore della mammella il più precocemente possibile, perché con un’adeguata ed opportuna anticipazione diagnostica, le possibilità di vincere il tumore al seno sono pari ad oltre il 90%.
Gli esami per la diagnosi di un tumore mammario sono:
AUTOPALPAZIONE, l’autoesame del seno che permette alla donna di conoscere la struttura della propria mammella e quindi di individuare tempestivamente gli eventuali noduli duri o di consistenza diversa dal tessuto circostante, e/o anomalie rispetto al mese o ai mesi precedenti. Andrebbe effettuata periodicamente, possibilmente una volta al mese.
VISITA SENOLOGICA, l’esame del seno eseguito da un medico, possibilmente esperto, che potrà così riscontrare un nodulo sospetto. Andrebbe effettuata una volta l’anno a partire dai 25/30 anni di età.
ECOGRAFIA, l’esame usato, su indicazione del medico, in caso di comparsa di noduli. È consigliabile comunque nelle mammelle compatte tipiche delle donne giovani o delle donne che non abbiano allattato.
MAMMOGRAFIA, il metodo attualmente più efficace per la diagnosi precoce: è consigliabile eseguirlo una volta l’anno per tutte le donne dai 40 anni in poi.
7. La mammografia è dolorosa?
La compressione della mammella durante l’esecuzione della mammografia può risultare a volte fastidiosa o leggermente dolorosa. Dura poco tempo ed è comunque indispensabile per ottenere un buon risultato.
8. La mammografia presenta margini di errore?
La mammografia presenta ancora un limitato margine di errore diagnostico, ma rimane, comunque, l’esame salvavita per la maggior parte delle donne che si ammalano, perché permette di poter intervenire quando il tumore è ancora di piccole dimensioni e ben localizzato. Per avere una maggiore sicurezza sull’accuratezza dell’esame e sui risultati è importante affidarsi a radiologi esperti e scegliere ospedali e centri in cui si eseguano migliaia di mammografie ogni anno.
9. L’esposizione ai raggi della mammografia può essere dannosa?
L’esposizione ai raggi X, durante l’effettuazione di una mammografia, è del tutto trascurabile.
10. E in caso di sospetto, quali accertamenti più approfonditi si possono effettuare?
Nel caso di ritrovamento di lesioni sospette in seguito ad esame mammografico, è consigliabile l’esecuzione di un ago aspirato e/o di una biopsia per la conferma cito-istologica, quindi l’eventuale exeresi (asportazione) della lesione. La decisione di effettuare una quadrantectomia o una mastectomia è presa sulla base di vari parametri bioistologici, estensione del tumore, dell’eventuale interessamento linfonodale.
11. Se si sente un nodulo al seno, scoperto tramite l’autopalpazione, cosa bisogna fare?
La prima cosa da fare è riportarsi al proprio medico di fiducia. Questi valuterà se è il caso di sottoporla ad approfondimenti diagnostici (mammografia, ecografia, agoaspirato, biopsia). Se la visita e la mammografia non evidenziano nulla di particolare, è probabile che il medico proponga di aspettare qualche mese, per ripetere gli esami clinico-diagnostico-strumentali.
12. Quali sono le terapie più efficaci nel tumore della mammella?
Nel tumore della mammella, le possibilità terapeutiche sono rappresentate prevalentemente dalla chirurgia, seguita dalla chemioterapia e dalla radioterapia.
13. In cosa consiste la chirurgia in caso di tumore al seno?
La chirurgia è l’arma più efficace in caso di tumore al seno a cui si ricorre, indipendentemente dallo stadio, per rimuovere il tessuto malato. Le tecniche di intervento sono due: conservativa e demolitiva. La chirurgia conservativa (quadrantectomia) è possibile solo quando il tumore è di dimensioni ridotte e consiste nell’asportare unicamente la parte di ghiandola in cui si trova la lesione, salvando il seno. La chirurgia demolitiva (mastectomia) è necessaria quando il tumore è piuttosto esteso e prevede l’asportazione totale della mammella. Entrambe queste tecniche chirurgiche possono richiedere l’asportazione dei infonodi ascellari. Per sapere se questi sono coinvolti dal tumore si usa la tecnica del “linfonodo sentinella”: si identifica il primo linfonodo più vicino al tumore e, se questo risulta sano, non si toccano gli altri. Altrimenti, si procede allo all’asportazione di tutti i linfonodi dell’ascella.
14. In cosa consiste la chemioterapia?
Consiste nella somministrazione di farmaci che tentano di distruggere, con un’attività tossica selettiva, le cellule tumorali. Sono tanto più efficaci quanto più elevata è la proliferazione cellulare e, per questo, possono purtroppo danneggiare anche i tessuti normali attivamente proliferanti (midollo osseo, bulbo capillifero, ecc.).
15. Quando si ricorre alla radioterapia?
La radioterapia è indicata dopo la chirurgia conservativa, quando c’è il pericolo che nel tessuto mammario residuo alcune cellule tumorali non ancora visibili possano dar vita ad una recidiva. Il trattamento non è doloroso, non ha effetti collaterali e con le moderne apparecchiature, dura pochi minuti e va ripetuto per 5 giorni la settimana, fino a sei settimane di seguito.
16. Cosa sono le terapie sistemiche?
Le terapie sistemiche sono terapie che hanno lo scopo di colpire la malattia ovunque si trovi nell’organismo, per la presenza di metastasi manifeste oppure occulte.
17. A quali controlli ci si deve sottoporre dopo un intervento chirurgico per l’asportazione del
tumore alla mammella e la fine della chemioterapia?
Il follow up del carcinoma alla mammella prevede essenzialmente: una visita clinica annuale. Altri controlli, a discrezione del medico ed in funzione del quadro sintomatologivo e clinico generale, sono:
- scintigrafia ossea;
- radiografia del torace;
- ecografia epatica;
- tac total body;
- risonanza magnetica;
- tomografia ad emissione di positroni
- rilevazione dei marcatori tumorali.
18. È possibile che un tumore alla mammella si ripresenti all’utero?
La probabilità che un tumore mammario dia metastasi all’utero è estremamente bassa. È più probabile che le lesioni metastatiche si osservino al fegato, a livello polmonare, osseo e celebrale. Non è comunque possibile escludere che un tumore primitivo dell’utero faccia seguito, in modo indipendente ad un tumore mammario. Bisogna comunque tenere presente una possibilità: in una certa percentuale di pazienti operate per tumore della mammella, dopo la chemioterapia è indicato continuare una terapia ormonale a base di anti-estrogeni, in caso di positività recettoriale. In questo caso un possibile effetto collaterale (collegato alla terapia e non al tumore mammario) è a volte costituito da un ispessimento della parete dell’utero (raramente accompagnato dalla comparsa di veri e propri fibromi uterini), che possono anche richiedere accertamenti bioptici.
Fonte: www.salutedonna.it