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La prevenzione può salvare tante donne

La prevenzione e’ la migliore arma per vincere il cancro. Ed e’ a nostra portata, ogni giorno a cominciare dalla tavola.

La prevenzione è la migliore arma per vincere il cancro. Ed è a nostra portata, ogni giorno a cominciare dalla tavola, seguendo le regole della corretta alimentazione, per finire ai controlli medici periodici ed eventuali integratori.

Si è cominciato a dare importanza al concetto di prevenzione del cancro soprattutto perché negli ultimi decenni, l’incidenza della mortalità per questa patologia ha subito un forte incremento.

Le ragioni di una crescita così marcata sono legate all’allungamento della vita media e a un sensibile cambiamento negli stili di vita. L’aumento dei casi di tumore al polmone, per esempio, è una diretta conseguenza dell’incremento dei fumatori sia di sesso maschile sia femminile.

Preso atto di questa situazione si è passati da un approccio solamente curativo alla malattia a uno preventivo, anche a causa dei limiti riscontrati nell’efficacia delle terapie mediche. Risale al 1981 la pubblicazione del primo elenco scientificamente controllato dei principali fattori di rischio che determinano la comparsa di un cancro.

Possiamo suddividere la prevenzione in diverse categorie: primaria, secondaria e terziaria.

Prevenzione primaria

Lo scopo della prevenzione primaria è quello di ridurre l’incidenza del cancro tenendo sotto controllo i fattori di rischio e aumentando la resistenza individuale a tali fattori. In altre parole si tratta di evitare l’insorgenza del tumore.

Bisogna quindi riconoscere tutti i fattori di rischio a cui una persona può andare incontro oltre che riconoscere eventuali fattori genetici.

Una corretta prevenzione primaria non si basa solo sull’identificazione dei fattori di rischio, ma anche e soprattutto sulla valutazione di quanto l’intera popolazione o il singolo individuo sono esposti a tali fattori.

Le strategie di prevenzione primaria possono essere dirette a tutta la popolazione (per esempio quelle che riguardano il modo corretto di alimentarsi o di fare attività fisica) o a particolari categorie di persone considerate ‘ad alto rischio’ (per esempio chi ha un rischio genetico particolarmente elevato o i fumatori).

Quindi eliminare fumo, avere una dieta povera di grassi saturi animali, una riduzione delle calorie totali, ridurre il consumo di alcool, riduzione dell’esposizione a fattori ambientali lavorativi o di vita malsani .

Rientrano negli strumenti della prevenzione primaria anche i vaccini contro specifici agenti infettivi che aumentano il rischio di cancro, quali il virus dell’epatite B (tumore del fegato) o il Papilloma virus umano (HPV, responsabile del cancro della cervice uterina).

Prevenzione secondaria

Lo scopo della prevenzione secondaria è individuare il tumore in uno stadio molto precoce in modo che sia possibile trattarlo in maniera efficace e ottenere di conseguenza un maggior numero di guarigioni e una riduzione del tasso di mortalità.

La prevenzione secondaria coincide quindi con le misure di diagnosi precoce.

In genere riguarda il periodo tra l’insorgenza biologica della malattia e la manifestazione dei primi sintomi. Nella prevenzione secondaria rientrano tutti quei metodi di screening per individuare lesioni precancerose o preneoplastiche o lesioni che hanno una caratteristica intrinseca di evoluzione

La mammografia, l’Ecografia mammaria, il Pap-test, la colonscopia sono solamente alcuni fra i più importanti esami per riconoscere lesioni con caratteri di evoluzione.

Prevenzione terziaria

Con prevenzione terziaria si intende la prevenzione delle cosiddette recidive (o ricadute) o di eventuali metastasi dopo che la malattia è stata curata con la chirurgia, la radioterapia o la chemioterapia (o tutte e tre insieme con l’associazioni di farmaci naturali e metodologie complementari come avviene nella medicina integrata).

Essa abbraccia anche il campo della terapia adiuvante (chemioterapia, radioterapia e trattamenti ormonali), che prolunga gli intervalli di tempo senza malattia e aumenta la sopravvivenza in molti tipi di tumore come quello dei testicoli, del seno, del colon e molti altri.

Quando parliamo di fattore di rischio intendiamo sostanze con comprovata azione cancerogena e tutto ciò che può andare a incidere o a modulare lo sviluppo del cancro. Esistono due diversi tipi di fattori di rischio, ovvero quelli modificabili (comportamento e ambiente ovvero sostanze alimentari, chimiche o fisiche) e quelli non modificabili (età, sesso, patrimonio genetico).

Gli effetti di tali fattori dipendono da molte variabili tra le quali: durata e tipo di esposizione al rischio o effetto combinato di due o più fattori. In base ai dati più recenti, risulta chiaro che in quasi tutti i tumori è possibile individuare un’alterazione del DNA che svolge un ruolo di primo piano nell’insorgenza della malattia, ma in genere fattori ambientali cooperano con quelli genetici nei fenomeni di inizio e propagazione del cancro.

Sono stati creati dei modelli matematici che stabiliscono il rischio di cancro basandosi sulla presenza o sull’assenza di uno o più fattori di rischio e sull’interazione tra di essi. Nello specifico, i modelli definiscono se un individuo è ad alto o basso rischio di tumore, ma precisano anche che non necessariamente un soggetto che ha un rischio alto svilupperà la malattia e allo stesso tempo non escludono la possibilità che chi ha un rischio basso possa essere colpito da tumore.

L’obiettivo finale dell’individuazione e del controllo dei fattori di rischio è la riduzione del rischio e quindi della mortalità o perlomeno del rischio di sviluppare il cancro, ma poiché lo sviluppo del cancro copre spesso un arco temporale molto lungo (anche decine di anni), è importante individuare degli obiettivi intermedi (per esempio eventuali lesioni precancerose).

Va precisato però che questi obiettivi intermedi hanno dei limiti. Per esempio non è detto che una lesione precancerosa debba trasformarsi in cancro o, viceversa, che un risultato negativo a uno screening equivalga a un rischio zero. La prevenzione può essere attuata praticando diverse strade:

Modifiche negli stili di vita

Screening per individuare predisposizioni genetiche ereditarie (per fortuna piuttosto rare) o lesioni cancerose allo stadio iniziale.

L’importanza degli screening sta nella possibilità di individuare gli stadi iniziali di una malattia anche in persone che non hanno sintomi.

Alimentazione

La dieta è ancora uno strumento fondamentale per la prevenzione del cancro. Ma quali meccanismi legano la quantità e la qualità dei cibi ai tumori? In primo luogo è la quantità a essere messa sotto accusa. Uno studio epidemiologico presso la Harvard Medical School, nel 1995 sul rapporto tra sovrappeso e cancro, dimostrò che il massimo dell’incidenza dei tumori intestinali si ha nelle persone che fanno poca attività fisica.

Di recente è stato dimostrato una più alta incidenza di tumori al seno e al corpo dell’utero in donne sovrappeso e obese; per il tumore alla mammella il sovrappeso eleva addirittura al 50% il rischio. Perché?

Nel caso dei tumori all’intestino le ipotesi sono due: una dieta eccessiva determina un abnorme andamento dei livelli di insulina e al contempo favorisce i processi infiammatori. I picchi di insulina, dopo un lauto pasto, funzionano da fattori di crescita delle cellule tumorali, mentre l’infiammazione è l’ambiente ideale per la proliferazione delle cellule maligne.

Non a caso si stanno studiando gli effetti postivi di farmaci antinfiammatori – come l’aspirina – sulla riduzione del rischio di tumori al colon.

Tumore al seno: poiché il grasso nelle donne in menopausa è la principale fonte di produzione di estrogeni, è probabile che il sovrappeso determini livelli sostenuti di estrogeni e il conseguente prolungamento del tempo di esposizione della ghiandola mammaria agli effetti negativi degli ormoni femminili.

E veniamo alla qualità del cibo. Quattro le sostanze naturali orientali al centro della ricerca scientifica: tè verde, soia, ginseng, alcuni tipi di funghi. Dati sperimentali su animali da laboratorio e ricerche epidemiologiche sono d’accordo nel considerare il tè verde un importante fattore di prevenzione del cancro, soprattutto per quello della pelle. La sostanza che svolgerebbe tale funzione è un fenolo dal nome impronunciabile: epigallocatechina-3-gallato.

Non basta però una sola tazza, magari al mattino: in Oriente se ne consuma almeno un litro al giorno. Della soia si stanno studiando gli isoflavoni che, come alcuni farmaci usati nella prevenzione della recidiva del cancro alla mammella (i modulatori selettivi del recettore estrogenino, o Serm) hanno la capacità di comportarsi da estrogeni deboli con risultati positivi sia in menopausa che – si pensa – per la prevenzione del tumore al seno. Sul ginseng la ricerca si sta impegnando molto e si ritiene che il suo uso regolare possa prevenire varie forme di tumore.

Infine il “ganoderma lucidum”, fungo molto apprezzato da coreani, cinesi e giapponesi: è al centro di un rinnovato interesse scientifico per le sue capacità stimolanti del sistema immunitario e di inibizione delle cellule leucemiche. E dopo l’Oriente, l’Occidente: Olio di oliva, uva e broccoli: alimenti sì comuni ma molto interessanti nella loro qualità di fonti chemiopreventive del cancro. L’azione protettiva dei broccoli e delle crocifere è nota da quando un gruppo di ricercatori pubblicò sulla rivista dell’Accademia nazionale delle Scienze USA la descrizione della “eccezionale capacità protettiva dei germogli di broccoli contro i carcinogeni chimici.

Tali vegetali potrebbero aumentare la capacità di espulsione dei carcinogeni tramite la iperattivazione dei enzimi epatici a ciò deputati. Dell’uva si studia soprattutto il resveratrolo, un flavonoide che ha spiccate proprietà anticancro e antinfiammatorie: si pensa che queste ultime siano a base delle prime. Infine l’olio di oliva che ha meritato l’attenzione dei più prestigiosi ricercatori, come Harold Newmark della Rockefeller University (USA). L’azione protettiva verrebbe svolta da una sostanza presente nell’olio, lo squalene, e soprattutto da uno dei suoi derivati, il lanosterolo. La rivista “Carcinogenesis” ha annunciato di recente la sintesi di nuovi composti derivati dallo squalene (di cui è ricca la cartilagine di squalo) da sperimentare nella prevenzione del cancro.

Ogni anno si ammalano di tumore in Italia circa 250 mila persone e 150 mila ne muoiono. Un milione e mezzo sono i malati, fra nuovi casi, pazienti in trattamento e guariti. Un uomo ha 1 possibilità su 3 di sviluppare un tumore durante la vita media, una donna 1 su 5; un bambino che nasce oggi e che vivrà fino agli ottanta anni avrà visto ammalarsi di cancro oltre 20 milioni di suoi connazionali.

I tumori sono in costante aumento di incidenza e le previsioni dicono che in Italia nel 2010 vi saranno 400 mila nuovi malati all’anno, cioè 100 al giorno Due le cause: un maggior numero di anziani e dunque un maggior numero di tumori da un lato, il costante utilizzo di sostanze cancerogene quali il fumo dall’altro.

fonte: www.airc.it