L’incidenza del diabete mellito è in continua crescita: in Italia sono circa 3 milioni le persone con diagnosi di diabete (4,9% della popolazione), 1 milione i soggetti affetti dalla patologia non ancora diagnosticata (1,6%) e 2,6 milioni (4,3%) le persone con difficoltà a mantenere valori di glicemia nella norma ( Alterata glicemia a digiuno e/o Alterata tolleranza ai carboidrati), condizione che spesso prelude allo sviluppo del diabete tipo II.
Si prevede che nel 2030 in Italia le persone con diabete diagnosticato saranno 5 milioni.
E’ corretto ricordare che con lo stesso nome, “diabete mellito”, si indicano condizioni diverse, tutte con un denominatore comune: l’iperglicemia. La più frequente è il diabete mellito tipo 2, ma da non dimenticare il diabete mellito tipo 1, il diabete gestazionale e le forme cosiddette “intermedie”.
“Prevenire il diabete tipo 2 è possibile, e puntando a questo obiettivo si riduce anche il rischio di sviluppare ipertensione, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia e altri fattori di rischio – afferma la dott.ssa Sanny Ingrillì, Medico Specialista in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo -. Studi come il Diabetes Prevention Program e il Finnish Diabetes Prevention Study hanno dimostrato che un’alimentazione sana e l’esercizio fisico permettono di ridurre del 58-60% il rischio di diabete nelle persone predisposte allo sviluppo della malattia. I fattori di rischio di diabete sono: età > 45 anni, sovrappeso (specie se localizzato in addome), vita sedentaria, familiarità per diabete, nelle donne aver avuto un pregresso diabete gestazionale o aver partorito un figlio di peso > 4 kg, glicemia a digiuno alterata (100-125 mg/dl), alterata tolleranza ai carboidrati, ipertensione arteriosa, appartenenza a gruppi etnici a rischio”.
“Effettuare un’adeguata prevenzione e trattare correttamente il diabete è fondamentale – conclude la d.ssa Ingrillì – dal momento che questa patologia costituisce la principale causa di infarti, ictus, cecità, amputazioni e dialisi nella popolazione italiana”.